Chi passa i 40 anni scopre di essere diventato, per il mondo del lavoro, improvvisamente troppo vecchio. Tra i 40 ed i 45 anni il giro delle promozioni è in genere concluso, non si investe più in formazione ed aggiornamento tecnico e si avvia un processo implicito di allontanamento tra l’organizzazione e il professionista che ha superato gli "anta". Volume di Iacci, Rebora, Soro, Trabucchi. Edizioni Sole 24 ore.

"Le aziende preferiscono i giovani" di Paolo Iacci, Gianni Rebora, Giorgio Soro, Romano Trabucchi, Edizioni Sole 24 ore
La vita media della popolazione italiana ed europea si allunga sempre di più e gli ultimi provvedimenti in materia pensionistica stanno alzando l'eta' media di tutti i lavoratori. Paradossalmente, però, chi passa i 40 anni scopre di essere diventato, per il mondo del lavoro, improvvisamente troppo vecchio. La Commissione Lavoro del Senato, all'unanimita', ha indicato l'esclusione del personale maturo dal mondo del lavoro la terza emergenza del paese, insieme con il Mezzogiorno e la disoccupazione giovanile. Eppure nessuno ne parla. Stiamo assistendo ad un nuovo tipo di pregiudizio legato all'eta', che vuole la persona over 45 non in grado di produrre le stesse performance dei più giovani. Tutte le esperienze ci dicono invece il contrario.

L'Organizzazione temporale tra esigenze produttive e bisogni personali.
L'età non è un elemento rilevante per definire le competenze, le motivazioni e quindi la prestazione di una persona. L'espulsione degli over 45 dal mercato del lavoro non si deve a scelte strategiche e consapevoli da parte delle organizzazioni ma alla tendenza a utilizzare in modo automatico il criterio dell'età come predittivo della prestazione. In questo modo le aziende perdono insensatamente un patrimonio di competenze fondamentale per lo sviluppo.
Volume a cura di M.Cristina Bombelli e Enrico Finzi - Guerini e Associati 2006